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Distratti dall’amore: Cambio di indirizzo di Emmanuel Mouret

In filosofia del cinema on 2 ottobre 2010 at 15:52

Un fotogramma del film di Mouret

Per parlare del film di Mouret, regista oltrechè protagonista principale di questo film, si potrebbe forse partire da un fotogramma in cui si mostra il particolare intrecciarsi dei rami di un parco di Parigi. L’immagine in questione si incarica di tradurre lo snodarsi di una vicenda sentimentale intricata e, proprio per questo, differente rispetto ad ogni altra analoga situazione.

Cambio di indirizzo ha evidentemente a che fare con i sentimenti, sebbene in una modulazione particolare e, per certi versi, insolita.

I protagonisti, infatti, sembrano agire sul piano dei sentimenti in modo distratto, senza la tendenza a desiderare l’altro in modo esclusivo, a mo’ di un possesso personale. Si tratta di un modo di procedere che non è indifferente all’amore, ma che sa arrestarsi un attimo prima che l’amore diventi possesso.

Una tale declinazione del sentimento in grado di cogliere, prima ancora del proprio bene, il bene dell’altro, era stata fatta oggetto di indagine filosofica da Tommaso d’Aquino, il quale aveva introdotto la differenza tra amor concupiscientiae ed amor amicitiae. L’amor amicitiae ci orienta verso un’altra persona ricercando l’altrui bene a differenza dell’amor concupiscientiae che cerca, per il tramite dell’altro, il bene di se stessi. Alla base di questa differenza di approccio sta la capacità di vedere oltre il visibile e di indirizzarsi all’essenza dell’altro, una capacità – questa – attiva soltanto nel caso dell’amor amicitiae.

Nel film, lungo un percorso non sempre lineare, i protagonisti scoprono la felicità o forse sarebbe meglio dire trovano la felicità. Infatti, è sintomatico come la felicità sia trovata solo indirettamente, come effetto indiretto di una azione diretta ad altro. È un po’ come per il sonno che sfugge quanto più si cerchi di ottenerlo direttamente.