Filosofia del Cinema

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Conflitti tra padri e figli

In filosofia del cinema on 4 Maggio 2014 at 07:21

footnote 2

Joseph Cedar è un regista e sceneggiatore israeliano, che ha da poco superato i quarant’anni. Laureatosi in filosofia presso la Hebrew University di Gerusalemme, si è specializzato in cinema alla New York University. Nel 2001 realizza il suo primo film, “Time of favor”, che viene candidato all’Oscar come miglior film straniero. Nel 2007, vince l’Orso d’argento al Festival di Berlino per la regia di “Beaufort”. Nel 2011, realizza il film “Footnote”, vincitore del premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes e candidato agli Oscar come miglior film straniero. La biografia intellettuale del regista aiuta ad addentrarsi nella specificità di questo film, intrigante e complesso, ambientato proprio nel contesto dell’Università ebraica di Gerusalemme e sul confronto tra due protagonisti, padre e figlio.

Eliezer Shkolnik (Shlomo  Bar Aba, in una grande interpretazione attoriale) è uno studioso del Talmud, un filologo per la precisione, che ha trascorso trent’anni in ricerche accurate per giungere finalmente a compiere una scoperta sensazionale. L’annuncio della scoperta, però, viene vanificato dalla pubblicazione di un volume di un suo antagonista, il quale è giunto agli stessi risultati, seguendo un percorso meno accidentato. Gli onori vengono dunque tributati all’autore del libro, mentre il prof. Shkolnik rimane a digiuno di riconoscimenti. Questo avvenimento inciderà profondamente sulla vita di Eliezer, sul suo umore, sul suo rapporto con il figlio, Uriel, anch’egli uno studioso del Talmud. Con il tempo, nella vita accademica, anche Uriel oscurerà la fama del padre. I suoi studi verranno, infatti, considerati con favore dalla critica e dai colleghi.

Su un evento, in particolare, “Footnote” si sofferma. Un giorno, Eliezer riceve la telefonata da parte del Ministero della ricerca scientifica che gli comunica la vittoria del prestigioso Israel Prize. Sembra finalmente il momento del riscatto, che giunge a fare giustizia delle frustrazioni che l’anziano docente ha dovuto subire. Ma – e qui viene il bello – l’attribuzione del premio all’anziano professore è un mero errore materiale, dal momento che il vero vincitore è il figlio. Il film di Cedar prova a sviluppare le implicazioni prima di tutto psicologiche e poi anche istituzionali e sociali, contenute nell’errore. Attraverso lunghi e complessi dialoghi e differenti stili visivi, la pellicola scandaglia l’animo dei protagonisti, diviso tra affetto paterno, devozione filiale ma anche ambizione e sete di riconoscimento. La scena in cui il figlio viene informato dell’errore nell’attribuzione del premio da parte della giuria ministeriale non è solo un momento di straordinaria satira sulle storture della vita accademica, ma meriterebbe di essere inserita negli annali del cinema.

Il film potrebbe essere visto anche all’insegna della rivalità tra uomini e donne. Quest’ultime sempre ritratte un passo indietro rispetto agli uomini, in un atteggiamento all’apparenza passivo, che in realtà rivela la forza d’animo che solo le umili testimoni del silenzio possono avere.

[Pubblicato sul “Nuovo Quotidiano di Puglia” del 4 Maggio 2014]